Civitavecchia, le grandi navi stanno scaricando fanghi ed acque nere in porto

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COMUNICATO STAMPA

“Chiediamo che le autorità cittadine, regionali e nazionali intervengano con la massima urgenza per revocare l’ordinanza della Capitaneria di Porto di Civitavecchia che consente alle grandi navi ferme per l’emergenza sanitaria da covid-19 di scaricare in acqua liquami e rifiuti sia pure filtrati dagli impianti di bordo”.

Lo dichiara Monica Tommasi Presidente nazionale dell’associazione ambientalista Amici della Terra intervenendo sulla questione sollevata da una nota indirizzata alla Regione Lazio nei giorni scorsi dall’Aspen Unitam, l’associazione nazionale delle società che si occupano dei rifiuti nei porti, in cui si denuncia lo sversamento in acqua dei liquami prodotti da due navi passeggeri, MSC Crocere e Costa Crocere, all’ancora nel porto laziale. L’Aspen Unitam nella sua nota ha puntato il dito contro una circolare del Ministero dell’Ambiente che consentirebbe l’attività di scarico del “sewage” o acque nere contrariamente a ogni politica ambientale e di salvaguardia e tutela delle acque marine. Circolare che è alla base dell’ordinanza della Capitaneria di porto di Civitavecchia che il Comandate, Vincenzo Leone, difende “perché le acque escono filtrate e non ci sono liquami in porto…el’acqua del mare non è stata mai così pulita”.

“Se, in conseguenza del lockdown il mare è più pulito, questa non è una buona ragione per trasformare il porto su cui si affaccia la città di Civitavecchia in una sentina per le grandi navi” aggiunge Tommasi in risposta al Comandante Vincenzo Leone. “Al contrario del Comandante, noi sosteniamo che:

  • 1. Ogni normativa per la tutela della qualità delle acque deve tener conto non solo della qualità degli scarichi ma anche delle caratteristiche del corpo recettore. È evidente che le acque confinate dei porti non sono quelle del mare aperto.
  • 2. Non a caso la normativa internazionale prevede che, nelle aree speciali come il Mediterraneo, gli Stati garantiscano “che gli impianti per la ricezione delle acque reflue siano presenti nei porti e nei terminali, che le strutture siano adeguate a soddisfare le esigenze delle navi passeggeri e che i servizi siano effettuati in modo da non provocare ritardi ingiustificati alle navi passeggeri”.
  • 3. Gli impianti di cui sono dotate le navi non hanno né spazi, né tecnologia adeguata a depurare in modo sufficiente gli scarichi di qualche centinaio di passeggeri, oltre che dell’equipaggio, in uno specchio d’acqua confinato. Lo stesso Comandante parla di acque “filtrate”, che è diverso da “depurate”.
  • 4. Come se non bastasse, è ormai provato che il virus Covid 19 è presente nelle acque di scarico. Nel caso degli scarichi delle navi, le pratiche di clorazione sono insufficienti a garantirne l’eliminazione oppure risultano eccessivamente tossiche per uno scarico nel porto.
  • 5. Se la pratica dello sversamento nelle acque dei porti fosse ammessa dalla normativa, non ci sarebbe stato bisogno dell’ordinanza della Capitaneria per consentirla o per giustificare il comportamento della nave MSC, in questi due mesi, nel porto di Civitavecchia.
  • 6.  La lettera della direzione competente del Ministero, indicata come “circolare”, non è un atto interpretativo sufficiente a superare la legge. Se lo fosse, non ci sarebbe stato bisogno dell’Ordinanza della Capitaneria per darle attuazione.
  • 7. L’ordinanza della Capitaneria, così come la “circolare” del Ministero dell’Ambiente, sono state emanate molti mesi fa, quando non era nemmeno prevedibile che grandi navi da crociera, con centinaia di passeggeri a bordo, potessero essere costrette a sostare in un porto per due mesi per una emergenza sanitaria causata da un virus sconosciuto. Il loro contenuto era già discutibile in tempi normali, ora non sono accettabili, anche perché in tutta Italia, le autorità hanno adottato prescrizioni ben più rigorose (vedi ordinanza toscana per Piombino).
  • 8. A Civitavecchia gli impianti e i servizi ci sono. Basta servirsene.  È grave che la denuncia di questa situazione arrivi solo ora e solo grazie all’iniziativa delle imprese concessionarie dei servizi portuali.
  • 9. Gli Amici della Terra promuovono la navigazione da sempre e, negli ultimi 20 anni, hanno sostenuto l’incremento del trasporto di merci e passeggeri per mare, anche collaborando con le associazioni degli armatori. Conseguentemente, pensiamo che la normativa di tutela del mare e i controlli vadano resi più rigorosi e non attenuati o ammorbiditi.
  • 10. Da Arpa Lazio e dal SNPA, che sono deputati a effettuare i controlli sulla qualità delle acque costiere, aspettiamo in questo caso anche i dati di un controllo puntuale”. 

“Pertanto - conclude Tommasi - ci auguriamo un intervento rapido e risolutivo da parte delle autorità, a tutela del porto di Civitavecchia che sta già subendo conseguenze dure a causa dell’emergenza sanitaria alle quali non deve aggiungersi un’emergenze ambientale del tutto evitabile”.