
Speciale Tg1
17-04-2016 ore 23
di Beniamino Bonardi
Se al referendum del 17 aprile dovesse vincere il "Sì", la conseguenza sarebbe una perdita di produzione progressiva, fino a raggiungere nel 2034 un valore complessivo di circa 9 miliardi di metri cubi di gas e circa 4 milioni di tonnellate di olio greggio. I volumi di gas e olio greggio non prodotti dovrebbero essere importati via gasdotto o nave. Conseguentemente alla cessazione della concessioni sarebbe necessario procedere alla dismissione di 90 piattaforme, pari ad oltre 2/3 del totale di quelle installate (68,7%) e alla chiusura mineraria di 484 pozzi (pari al 66,7% dei pozzi offshore e al 22,4% del numero totale di pozzi).
È questo il calcolo fatto dal ministero dello Sviluppo economico, che ha pubblicato alcune schede informative curate dalla Direzione generale per la sicurezza anche ambientale delle attività minerarie ed energetiche.
Il quesito referendario chiede l'abrogazione del comma 17 limitatamente alle parole «per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale»,
Questo significa che alle concessioni poste entro le 12 miglia, una volta scaduta la validità originaria o delle proroghe in corso, non potranno più essere rilasciate proroghe decennali o quinquennali; le concessioni non potranno progressivamente più produrre a partire da oggi e fino al 2034.
Su un totale di 69 concessioni in mare, 44 concessioni ricadono entro le 12 miglia (pari al 63,8% del totale); 25 di queste producono esclusivamente gas, 1 solo olio, 4 producono olio e gas e 14 sono al momento non produttive. Le rimanenti concessioni sono esterne al limite delle 12 miglia.
In Italia sono prodotti circa 7 miliardi di meri cubi di gas pari all' 11,55% del fabbisogno nazionale e circa 5,5 milioni di tonnellate di olio pari al 9,67% del fabbisogno nazionale
Nel mare italiano sono presenti 69 concessioni che in totale producono: 4,5 miliardi di metri cubi di gas e 750 mila tonnellate di olio greggio.
Nel mare italiano, nell'area delle 69 concessioni di coltivazione esistenti, sono presenti 131 piattaforme di produzione. Alle piattaforme sono collegati 726 pozzi di cui circa la metà sono al momento eroganti.
In queste carte è indicata l’ubicazione delle concessioni offshore, all’interno e all’esterno del limite delle 12 miglia.
1. Mare Adriatico
a. Offshore Veneto: 8 (tutte sospese, non produttive), di cui 7 interessate dal referendum
b. Offshore Emilia-Romagna: 31 (28 produttive), di cui 22 interessate dal referendum
c. Offshore Marche: 14 (9 produttive), di cui 7 interessate dal referendum
d. Offshore Abruzzo: 5 (4 produttive), di cui 4 interessate dal referendum
e. Offshore Molise: 1 (produttiva), interessata dal referendum
f. Offshore Puglia: 1 (produttiva), non interessata dal referendum
2. Mare Ionio
g. Offshore Calabria: 5 (3 produttive), tutte interessate dal referendum
3. Canale di Sicilia
h. Offshore Sicilia (Gela): 4 (3 produttive), tutte interessate dal referendum.
Le regioni promotrici del referendum sono Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise (inizialmente aveva aderito anche l’Abruzzo che, dopo l’adozione della Legge di stabilità 2016, ha ritirato la sua partecipazione).
Le regioni che hanno concessioni nel loro offshore sono 7 (Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Marche, Molise, Sicilia, Veneto) e tra queste 4 sono promotrici del referendum (Veneto, Marche, Molise e Calabria). Le altre 5 regioni promotrici non hanno invece nessuna concessione nel loro offshore (Basilicata, Campania, Liguria e Sardegna) o entro il limite delle 12 miglia (Puglia).
Le concessioni esistenti entro le 12 miglia non potranno essere prorogate una volta raggiunto il termine di scadenza e, pertanto, da oggi al 2034 diventeranno progressivamente non produttive. Ci saranno quindi effetti diretti, come la mancata produzione di gas e olio greggio e la conseguente riduzione del gettito royalties per lo Stato e le Regioni, ed effetti indiretti dovuti alla riduzione di posti di lavoro e ai costi per le dismissioni anticipate degli impianti.
Si avrà una perdita di produzione progressiva, fino a raggiungere nel 2034 un valore complessivo di circa 9 miliardi di metri cubi di gas e circa 4 milioni di tonnellate di olio. I volumi di gas e olio greggio non prodotti dovranno essere importati via gasdotto o nave.
Conseguentemente alla cessazione della concessioni sarà necessario procedere alla dismissione di 90 piattaforme, pari ad oltre 2/3 del totale delle piattaforme installate (68,7%) e alla chiusura mineraria di 484 pozzi (pari al 66,7% dei pozzi offshore e al 22,4% del numero totale di pozzi)
Se vincesse il “Sì” al referendum, già quest’anno non potrebbero essere rinnovate 12 concessioni, dovrebbero essere dismesse 44 piattaforme e dovrebbero essere chiusi 207 pozzi da chiudere. Anno dopo anno si arriverebbe al 2034, quando il totale delle concessioni non rinnovate raggiungerebbe quota 44, le piattaforme smantellate sarebbero in totale 40 e i pozzi chiusi sarebbero 484.